Oggi petfood industriale, e ieri?

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  1. Vjola
     
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    Fino agli anni '50 in Italia il petfood industriale era sconosciuto; la prima azienda che ha iniziato a produrre alimenti in scatola, se non sbaglio è stata la Morando.
    L'industria del petfood ha preso piede gradatamente, sviluppandosi di pari passo con il diverso modo di considerare gli animali, non più esclusivamente, o quasi, per la lor utilità (es: cane da guardia, gatto cacciatore di topi, ecc.) e nemmeno una sorta di tritarifiuti viventi, utili per smaltire gli avanzi di cibo che, dopo le ristrettezze del primo dopoguerra, con il boom economico hanno cominciato ad apparire nelle cucine degli italiani.
    Gli animali stavano diventando componenti della famiglia a tutti gli effetti ed era impensabile nutrirli a schifezze o addirittura lasciare che si arrangiassero a procurarsi il cibo.

    Negli ultimi decenni l'industri del petfood ha avuto un vertiginoso sviluppo e oramai questi alimenti industriali sono considerati il cibo per eccellenza per i nostri animali, assolutamente indispensabile ed insostituibile.
    Le motivazioni che spingono ad acquistare praticamente solo petfood sono molteplici: indubbio risparmio di tempo, risparmio di denaro (ma solo per chi sceglie alimenti di dubbia o pessima qualità, che però le aziende produttrici pubblicizzano come fossero il non plus ultra), generale ottimo gradimento da parte degli animali, condizionamento ad acquistare, a causa di campagne pubblicitarie martellanti.
    E poi c'è il passaparola, aspetto anche questo da non sottovalutare.

    In casa non è rimasta neppure una scatoletta, neppure due crocchette, ed ecco che ci si sente persi; sì, perché il nostro pet, completamente assuefatto a certi odori e sapori, molto spesso rifiuta qualsiasi cibo che non sia rigorosamente industriale e d'altro canto noi proprietari ci troviamo un po' spiazzati nel dover affrontare questo imprevisto.

    Ma una volta, prima dell'avvento del petfood industriale, chi aveva un animale e lo considerava come lo consideriamo noi adesso, cioè un componente della famiglia, un figliolino, cosa gli dava da mangiare?
    Non credo che chi aveva un siamese, un certosino o un gatto di una qualche altra razza o anche un semplice, ma amatissimo gatto comune, lo alimentasse a scarti di cucina o lo mandasse fuori a cacciare per mangiare.
    Non sono riuscita a trovare notizie in merito a questo interrogativo, voi ne sapete qualcosa?
     
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    Posso rispondere alla tua interessante domanda solo con l'esperienza di quando ero ragazza. All'epoca avevamo sempre due o tre gatti di cui almeno 1 persiano, ovviamente venivano alimentati allo stesso modo ed erano componenti della famiglia. Se ben ricordo esisteva solo kitekat, non ci giurerei....mia mamma, casalinga, cucinava sempre per loro riso bollito con verdure lesse e nasello surgelato o carne trita lessati e senza sale. Non ricordo se aggiungesse olio, non credo usasse integratori.
     
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  3. Vjola
     
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    Ricordo anch'io quando è arrivato sul mercato Kit&Kat.
    Era mia madre che si occupava dell'alimentazione dei mici e ha provato a comperarlo, ma è stato un insuccesso completo ed è finito dritto dritto nella spazzatura.
    Erano abituati a mangiare carne cruda, con tanto di grasso e pellicine, un paio di volte al giorno, poi riso o pasta con burro crudo e formaggio grana, latte di mucca, altri tipi di formaggio, pollo cotto e fegatini crudi una volta ogni tanto.
    Non erano gatti di razza, solo Mitzi era incrociata con un persiano.
    Lei mangiava anche cose veramente inadatte: quando mia madre preparava la zuppa tiepida di latte e cacao col dentro anche il pane, che a mio padre piaceva molto, la gatta si piazzava sul tavolo e mia madre doveva dargliene la solita ciotolina.
    Era anche golosa di pane fresco e croccante con l'olio d'oliva; a natale mangiava le uvette del panettone (io le toglievo tutte perché non mi piacevano).
    Sono vissuti sempre tutti in salute, mai visto il veterinario, mai un problema intestinale; Mitzi e Munin sono stati i più longevi, rispettivamente 19 e 18 anni, ma gli altri non sono stati molto da meno.
    Potendo uscire in giardino, capitava che qualche ucccellino o topolino ci rimettessero penne e pelo, però ben difficilmente li mangiavano e solo qualche pezzetto; di solito si limitavano a portarli a casa e a giocarci, poi chiedevano la carne cruda a mia madre.
    Mitzi poi era speciale: sovente arrivava a casa con un pezzo di pane o più spesso con una brioches semimordicchiata che i bambini del vicinato avevano buttato via.
    Meno male che per mangiarsela la portava a casa, così gliele toglievamo.
     
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    So che una volta al gatto di casa veniva dato sempre anche il latte, perchè nessuno pensava che potesse fargli male, era un alimento sempre disponibile e ai gatti piaceva, li dissetava e nutriva allo stesso tempo.
    Un'altra cosa che oggi non diamo è il maiale, ma un tempo non c'era gatto che non fosse ghiotto di pelli di salame, e possibilmente non solo pelli.
    Poi non c'era nessuno, quando ero bambina, che portasse i gatti dal veterinario, non c'erano vaccinazioni, ed era normale che sopravvivessero solo i gatti robusti (selezione naturale) quelli con problemi non superavano i primi mesi di vita.
    C'era addirittura una proverbiale regola che voleva che i gatti nati dopo l'ascensione fossero destinati a non sopravvivere (?), ma non vi so dire in base a quale credenza popolare o esperienza, però si sentiva dire.
     
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  5. Vjola
     
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    Quella dell'ascensione non l'ho mai sentita.
    Per il veterinario è vero che anni fa non ci si ricorreva come ora e soprattutto nei piccoli paesi non si sapeva nemmeno che ci fossero quelli che si occupavano degli animali da compagnia, però nelle grandi città o nei dintorni, c'erano già.
    Certo non c'erano le vaccinazioni disponibili oggi, ma c'era la selezione naturle.
    Adesso, grazie ai progressi in campo medico-scientifico, riescono a sopravvivere anche i più deboli, quelli che un tempo non avrebbero avuto prospettive e l'impatto della selezione naturale si è ridotto davvero di molto.

    Con il latte vaccino non abbiamo mai avuto problemi, neppure quando, in tempi più recenti, ho allevato alcuni trovatelli che avevano ancora gli occhi chiusi.

    Non so perché non si debba dare carne di maiale; se per maiale intendiamo i salumi, sono perfettamente d'accordo che non vadano dati; con tutto il sale e i conservanti che contengono, non fanno bene a noi, figuriamoci al gatto.
    Però la carne di maiale fresca, che un tempo, quando non si facevano controlli, era uno dei principali alimenti attraverso i quali si avevano infestazioni da tenia e compagnia bella, ma oggi è controllata e sicura.
    Certo è una carne più grassa di altre, quindi è più facilmente deperibile e va usata sempre freschissima e non dovrebbe essere usata come unico alimento, ma questo penso che valga anche per le altre carni; l'importante variare.
     
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    In campagna da mia nonna ai gatti davano sempre un po' di latte e poi i rimasugli dei pasti (un po' di pasta, qualche ossicino con la carne attaccata, ecc...) ma lì poi i gatti provvedevano in autonomia alla ricerca del cibo: topini, uccellini, ecc...

    Mia mamma invece preparava lei il cibo alla gatta che avevamo: cuore, polmoni, reni tagliati a pezzettini e cotti con qualche verdura e del riso. Oltre ai croccantini che già c'erano e un po' di latte che regolarmente la gatta lasciava diventare jogurt (dopo che lo aveva leccato un pochino).
     
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  7. Vjola
     
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    Sonja, la gatta poi lo mangiava il latte diventato yogurth o si limitava a qualche leccatina?
    Il mio Valerio (quello che avevo parecchi anni fa) d'inverno beveva il latte molto volentieri, soprattutto se era intiepidito, ma d'estate aspettava che si cagliasse, poi lo mangiava di gusto, non ho mai capito il perché di questa diversità stagionale.

    E naturalmente, tanti auguri di Buon Natale a te e a Frodo!
     
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    Anche la mia gatta Heidi, alla quale diamo qualche piccola quantità di latte e nemmeno spessissimo, lo lascia spesso diventare solido e qualche volta sembra gradirlo molto quando è diventato simile allo yogurt, ma per la verità ne assume quantità irrisorie e non penso le possa far male.
     
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  9. Vjola
     
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    Ai miei (piaceva anche a Susy) e ai gatti di mia sorella non ha mai dato problemi, pur mangiandone in quantità.
     
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    CITAZIONE (Vjola @ 25/12/2016, 23:35) 
    Sonja, la gatta poi lo mangiava il latte diventato yogurth o si limitava a qualche leccatina?
    .....

    E naturalmente, tanti auguri di Buon Natale a te e a Frodo!

    Se lo mangiava tutto e con gusto.
    Grazie degli auguri che ricambio!
     
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9 replies since 20/12/2016, 21:54   152 views
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